Il superlativo assoluto

Prima edizione

Dati di base

Prima edizione Garzanti marzo 1987. Pagine 99. Brossura. Copertina di Marco Volpati. Premio Bagutta Opera Prima.

Quarta di copertina

“Scrivere un romanzo non è una colpa” – ne siamo sicuri? La signorina Adelaide Toro, infermiera a riposo, trepida anima ignara di retorica e di astuzie letterarie, osa affidare alla narrativa una vita verginale, resa avventurosa – ai suoi occhi – dall’affollamento di ipotesi e da un unico, tardivo amore, nemmeno consumato, per il biondo Ireneo.

Timidamente, quasi pentendosene subito, Adelaide sottopone il suo romanzo al professor Edmondo Sorge, direttore editoriale di una grande casa editrice, insediato in un mastodontico edificio-leviatano; questi la scruta con sguardo intenso e luciferino, in un giudizio che travalicando il manoscritto investe la persona stessa dell’autrice.

Dall’esito degli incontri fra Adelaide e Sorge dipende l’affermazione della scrittrice, ma anche la sentenza di assoluzione sulla sua vita, forse molto di più.

Con il rigore minuzioso di un cultore di Kafka, Giampaolo Rugarli tesse una storia scandita da proposte di riscrittura, di varianti, consigli di stile e di linguaggio, tutta tesa sul filo di un’angoscia sottile.

Un finale a sorpresa, visionario e agghiacciante, serve a ricordarci che dietro queste due vite solitarie si gioca un gioco più serio e più terribile: quello dei modelli precisi ed incerti che dovrebbero guidare il nostro agire, quello tra chi sta sotto e chi sta sopra, quello dell’inadeguatezza di tutti ai compiti che impone la vita.

Scheda del curatore

Trama

“C’era una volta una vecchia zitella che scrisse un romanzo e lo inviò a una casa editrice. Il libro ebbe una buona accoglienza, ma fu detto che per la pubblicazione era opportuno cambiare qualche cosa. La vecchia zitella si avventurò in alcuni rimaneggiamenti e sperò di aver superato la prova, ma si sentì spiegare che occorrevano altre modificazioni. Allora aggiunse altre pagine, e, un poco alla volta, scrisse un romanzo che non aveva niente a che fare con quello che lei aveva pensato e voluto..”

pag. 58

La trama prosegue in modo imprevedibile, ma pieno di intrinseca coerenza.

Estratti

“Stando a quello che dice Čhekov” affermò il professore Edmondo Sorge, trastullandosi con un tagliacarte in tutto simile a un pugnale, “se al principio di un racconto appare un fucile appeso a un muro, è indispensabile che a un certo punto quel fucile spari”.

Incipit, pagina 9

Recensioni

Fatti notevoli

Il libro è scritto con le stesse regole che enuncia, dalla prima all’ultima riga. E’ quindi autoreferenziale, nel senso che quanto vi è scritto si riferisce anche al libro stesso (si veda anche quanto ne Il manuale del romanziere). E’ dunque un congegno estremamente curato.

La insistenza sulla “scaletta” del direttore editoriale Sorge, ovvero la insistenza sul fatto che l’autore sappia molto bene, prima di cominciare a scrivere, dove vuole arrivare, e come vuole arrivarci, fu anche di Rugarli, che ne fa menzione nel Manuale del romanziere, e che nelle conversazioni private criticava espressamente quegli scrittori (più d’uno) che dichiaravano di lasciarsi portare dalla pagina bianca, senza una reale idea di cosa avrebbero scritto.

Il direttore editoriale Sorge, suggerisce a Adelaide Toro di leggere Bachtin. Ebbene, Rugarli Bachtin (L’autore e l’eroe, L’estetica del romanzo) lo aveva studiato a fondo nel corso della sua “reclusione” in un ufficio seminascosto di Ca’ de Sass, come raccontò lui stesso in Diario di un uomo a disagio. I riferimenti di Sorge a Bachtin non sono, quindi, casuali. Fu proprio Bachtin, come Rugarli diceva, a chiarirgli la teoria del romanzo e a fornirgli molte indicazioni teoriche su come dovesse lavorare ai suoi testi.

Sergio Morando

Il co-protagonista del libro, il direttore editoriale Edmondo Sorge, è ispirato alla figura di Sergio Morando, direttore editoriale di Mondadori e prima ancora di Garzanti e di Bompiani, figura di grande importanza nel mondo letterario italiano, a partire dalla metà degli anni ’60 del novecento, e fino alla morte avvenuta prematuramente per un ictus nel 1982.

Nella stesura iniziale, Edmondo Sorge si chiamava Raimondo Sorge, anagramma perfetto di Sergio Morando.

Morando e Rugarli si erano conosciuti molti anni prima, già dai primi anni ’70, per la semplice ragione che entrambe le famiglie andavano in villeggiatura a Pineto, e quindi erano vicine di ombrellone. I figli di Morando (Andrea e Paola) e di Rugarli (Francesco, Andrea e Paolo), furono grandi amici, e si ritrovavano ogni anno a Pineto. L’amicizia e la corrente di simpatia aveva riguardato anche le mogli, che erano in buona amicizia.

Sia il figlio di Rugarli, Paolo, che la figlia di Morando, Paola, che si sono risentiti recentemente, ricordano perfettamente le lunghissime chiacchierate dei due padri, seduti sulle loro sedie a sdraio, che parlavano per ore dei più disparati argomenti. Si parla dei primissimi anni ’70.

Morando ebbe un ruolo molto importante nella formazione letteraria di Rugarli, nel senso che lo instradò verso la lettura di Bachtin, e gli fornì chiare indicazioni e coordinate, delle quali Rugarli, che aveva da sempre desiderato scrivere in modo regolare, molto si avvalse. La cosa è ricordata dallo stesso Rugarli, che nella prefazione de Il Manuale del Romanziere, scrive (1993):

Naturalmente perdura il ricordo di Sergio Morando, che mi insegnò il mestiere, e di Valentino Bompiani, che mi volle bene e mi stimò.

In seguito Rugarli aveva contattato Morando sottoponendogli alcune prime stesure di quello che in seguito sarebbe diventato La Troga (e che aveva cominciato a scrivere, come ricorda il figlio Francesco, già subito dopo la epidemia di colera che colpì il Paese nel 1973), ma Morando non aveva accettato il manoscritto. Da questo tipo di relazione fu ispirato poi Il Superlativo Assoluto, che porta alle estreme conseguenze lo stress di un Autore e di un Direttore Editoriale, nella dialettica che tipicamente si instaura tra l’uno, che vuole il suo libro pubblicato, e l’altro, che deve esercitare un filtro e evitare la pubblicazione di flop.

Le regole enunciate da Sorge-Morando nel Superlativo Assoluto, ad esempio la necessità della scaletta, sono poi riprese, spiegate e fatte proprie nel successivo Il Manuale del Romanziere, dello stesso Rugarli.

Paola Morando mi ha ricordato che, in effetti, un tagliacarte era sempre presente sulla scrivania del padre.

Reperibilità

Il libro è reperibile nel circuito dei libri usati.

Impressioni

A rileggere il libro dopo alcuni decenni, tutta la simpatia del lettore va al direttore editoriale. Non foss’altro perché, alla lunga, e considerando il diluvio di carta stampata degli ultimi lustri, hanno certamente vinto le Adelaide Toro, e non gli Edmondo Sorge. Se si pensa al fatto che Levi si vide rifiutare Se questo è un uomo da Natalia Ginzburg, o alla difficoltà che incontrò Tomasi di Lampedusa con Il Gattopardo, si deve concludere che un certo tipo di filtro alla pubblicazione si è ridotto di molto. Del resto, le case editrici possono oggi essere completamente scavalcate, ed oltre alla carta stampata ci sono gli e-book, i blog, le pagine web.

Il numero degli aspiranti romanzieri è cresciuto parecchio. E anche il numero dei romanzi stampati.

In un certo senso, quindi, mi pare che rispetto a quanto fu scritto nella quarta di copertina (quasi quaranta anni fa), lo scenario oggi si sia ribaltato: Sorge cerca di introdurre serietà, metodo, se si vuole mestiere, in una attività che nella sua torrenzialità appare priva di qualsiasi ragione d’essere che non sia la legittima aspirazione a vedersi pubblicata di Adelaide Toro.

Certo, il libro pone anche il problema dei rispettivi limiti tra Autore e Editore, e il rischio che questo prevarichi quello, argomenti che saranno poi ripresi in altri lavori di Rugarli. Ma nel rileggere il romanzo, e avendo presente quel che Rugarli diceva a proposito dello scrivere, non si può non notare che Adelaide Toro fa tutte le cose che un vero scrittore non dovrebbe fare.